FIRMA LA PETIZIONE PER DIRE NO ALLA CHIUSURA DEL COMMISSARIATO DI POLIZIA DI PESCIA.

FIRMA LA PETIZIONE PER DIRE NO ALLA CHIUSURA DEL COMMISSARIATO DI POLIZIA DI PESCIA.

Qua sotto ho inserito il testo della petizione che vi invito a firmare. Il commissariato di Polizia di Pescia rischia seriamente di essere chiuso a causa di alcuni tagli effettuati dallo Stato. Personalmente credo che lo Stato debba ridurre drasticamente la propria spesa ma questo non può assolutamente ricadere sulle Forze dell’Ordine che tutelano la nostra sicurezza. I Comuni interessati da questa chiusura sono BUGGIANO, CHIESINA UZZANESE, PESCIA, PONTE BUGGIANESE E UZZANO.

CLICCA QUA PER FIRMARE LA PETIZIONE

ECCO IL TESTO:

Cinque comuni, 138 chilometri quadrati di estensione, quarantasettemila abitanti. Otto uffici postali, decine di sportelli bancari. E poi negozi, magazzini, locali, ristoranti. Centinaia di obiettivi sensibili, e una criminalità in continuo aumento, in una zona di confine fra le provincie di Pistoia, Lucca, Pisa e Firenze, attraversata dall’autostrada. In nome dello spending review si sta programmando la chiusura del Commissariato di Polizia che, da sempre, protegge con puntualità e professionalità le nostre case, la nostra sicurezza. Ancora una volta è la città di Pescia a pagare. Negli anni, fra le altre cose, abbiamo perso la Banca d’Italia, il Tribunale, il Corpo Forestale, l’Ufficio del Territorio. E poi, il Tribunale di Monsummano, la Stazione Ferroviaria di Buggiano, e tanti altri uffici pubblici in tutta la Valdinievole. Hanno “ridimensionato” la Stazione dei Carabinieri di Pescia e l’Ospedale. Hanno più volte minacciato la chiusura del Comando dei Vigili del Fuoco.La decisione di chiudere il Commissariato è stata presa, si dice, per risparmiare 120mila euro di affitto annui. E la sicurezza? Che valore si dà alla sicurezza? I pesciatini, e con loro gli abitanti della Valdinievole ovest, interessata dal Commissariato di Polizia di Pescia, sono stanchi. Stanchi di vedere la città declassata, trascurata, dimenticata. Stanchi di vedere scivolare via i servizi.Se è vero che 120mila euro annui sono molti, in cambio della tranquillità per le nostre case e le nostre vite, chiediamo ai nostri sindaci, garanti della sicurezza dei cittadini, e in primis al Sindaco di Pescia, di attivarsi per reperire, fra i locali liberi di cui dispongono le amministrazioni comunali, una sede per il Commissariato di Polizia. Un edificio a norma, che possa essere rapidamente messo a disposizione della Polizia di Stato. Vogliamo certezze. Vogliamo risposte. E le vogliamo presto. I cittadini e le associazioni attive sul territorio esprimono la loro forte contrarietà alla decisione presa sulla loro pelle.Diciamo un NO categorico alla chiusura del Commissariato di Pescia.

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#GiornodelRicordo 2014: ancora troppo giustificazionismo di chi vuole dimenticare.

#GiornodelRicordo 2014: ancora troppo giustificazionismo di chi vuole dimenticare.

Pubblico qui il Comunicato stampa del Comitato 10 Febbraio a dieci anni dall’approvazione della legge che stabilisce oggi come la “Giornata del ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano, giuliano e dalmata”.

«Dopo 10 anni ancora troppo giustificazionismo»

Sono decine le iniziative organizzate dal Comitato 10 Febbraio su tutto il territorio nazionale per celebrare il decimo Giorno del Ricordo, nato con il “fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Si tratta del primo decennale di una giornata controversa, la cui istituzione rappresenta il fallimento di un popolo che ha bisogno di essere obbligato a ricordare la propria storia. Tuttavia il Giorno del Ricordo rappresenta, anno dopo anno, un’importante occasione che ci permette di riflettere non soltanto sulla tragedia delle foibe e dell’esodo, ma anche sulla più ampia questione della presenza italiana sulla sponda orientale del Mare Adriatico nei secoli.

E fra tante celebrazioni, rispettose e composte, è impossibile tacere tutto lo stupore nel notare che ancora nel 2014 non tutti sembrano voler far pace con la storia d’Italia. Lo dimostrano le balorde contestazioni allo spettacolo di Simone Cristicchi, le vigliacche scritte notturne per imbrattare i monumenti ai caduti, ma soprattutto i convegni organizzati alla presenza di presunti storici privi di titoli accademici, che infangano con la propria ignoranza la memoria delle vittime di questa immane tragedia.

A tal riguardo ferisce notare come addirittura la Rai, per il proprio giornale radio principale, scelga di intervistare non esponenti del mondo accademico o testimoni diretti di questa vicenda, ma una rappresentante della minoranza slovena di Trieste che proprio nel Giorno del Ricordo si permette di difendere, dai microfoni della radiotelevisione pubblica, una tesi giustificazionista e riduzionista del dramma delle foibe, tesi già condannata dalla totalità del mondo scientifico. Questi fatti offendono particolarmente le tanti vittime antifasciste della repressione titina, come i partigiani bianchi o il CLN di Trieste, la cui memoria viene sacrificata da chi ancora vuole che questa pagina di storia rimanga di una parte e non di tutti.

Il Comitato 10 Febbraio continuerà per questo nella sua opera di recupero della verità storica e della memoria del nostro popolo, perché come diceva Antonio Gramsci, «la verità è rivoluzionaria».

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Non vi sorprendete, c’è anche chi vuole aumentare le tasse.

Non vi sorprendete, c’è anche chi vuole aumentare le tasse.

Dopo una mozione riguardante la ripubblicizzazione dell’acqua presentata in Consiglio Comunale a Chiesina Uzzanese dal centro-sinistra ho deciso di inviare un comunicato stampa con le tesi che avevo sostenuto rispondendo a tale ordine del giorno.

Dopo tale comunicato il “Forum acqua bene comune” ha replicato a ciò che avevo detto e scritto facendo un bel giro di discorsi, qua li potete leggere tutti, sostenendo che la gestione pubblica riuscirebbe a gestire l’acqua meglio dei privati facendo investimenti che ricadrebbero sulla fiscalità generale. Quindi il loro disegno è passare da una finta gestione privata a una reale pubblica e finanziare gli investimenti con nuove tasse e non con un rincaro della bolletta. Una scelta folle, soprattutto in recessione. Ma si sa, c’è anche chi ci gode a pagare le tasse.

Qua sotto il comunicato che ho inviato ai giornali:

Lo scorso 8 luglio da parte del centro-sinistra è stata presentata in consiglio comunale una mozione riguardante la remunerazione del capitale investito nelle bollette dell’acqua e la fantomatica ri-pubblicizzazione del servizio di gestione idrico. A seguito di ciò e del dibattito che ho seguito sui giornali volevo esternare anche la mia opinione riguardo a questa vicenda riportando le tesi che ho sostenuto in consiglio comunale.L’acqua è di tutti, cioè un bene pubblico. Dio, per chi ci crede, ce l’ha donata ma purtroppo non ci ha costruito anche le fogne, i rubinetti, i depuratori, ecc.

Abbiamo bisogno di un ente che la gestisca, di un’azienda che provveda a non farla mancare a nessuno, che la tenga pulita e che ottimizzi le risorse. Alcuni credono che sia giusto farla gestire direttamente allo Stato, come i militanti del forum, mentre molti altri pensano che non sia importante a chi è affidata la gestione basta che il servizio funzioni.

Dal referendum del giugno 2011 il Forum “Acqua Bene Comune” si sta battendo contro la remunerazione del capitale investito, un surplus in bolletta, e per la ri-pubblicizzazione del servizio di gestione idrico. 

Parto dal primo punto.Cos’è la remunerazione del capitale investito? In parole povere chi gestisce l’acqua inserisce nel costo della bolletta un surplus per coprire le spese degli interessi passivi pagati sul debito per far fronte alla costruzione di nuove infrastrutture. L’azienda che ci porta l’acqua in casa deve anche pensare alla costruzione di nuove reti ed impianti e alla loro manutenzione. Per fare ciò si ricorre a dei finanziatori esterni che prestano il capitale da investire in infrastrutture. La remunerazione del capitale investito copre gli interessi passivi che sono dovuti all’ente che presta il denaro. Inoltre va sottolineato che quanti e quali investimenti fare non è una decisione che spetta al gestore ma è di competenza dell’Aato, Agenzie di Ambito territoriale ottimale, di cui ne fanno parte tutti i sindaci del bacino territoriale di riferimento. Quindi fino a prova contraria è sempre il potere democratico che controlla tali scelte.

Il 2° quesito del referendum del 2011 ha cancellato la remunerazione del capitale investito dalle bollette,cosa succederebbe se chi gestisce l’acqua attuasse veramente il referendum? Senza tale surplus gli investimenti non sarebbero più effettuati senza differenze fra gestione privata e pubblica. Nella nostra situazione attuale dovrebbero essere i Comuni, principali azionisti di Acque SPA, a doversi occuparedegli investimenti nelle infrastrutture. Come tutti sapete i bilanci comunali non godono tutti di buona salute ed anche il patto di stabilità non aiuta affatto gli investimenti. Ci troveremmo in una situazione in cui non sarebbe possibile creare nuove infrastrutture e mantenere in buono stato le esistenti con ripercussioni drammatiche nel corso del tempo. 

L’unica soluzione che mi viene in mente è quella di aumentare le tasse per far fronte a questi investimenti necessari, perché l’acqua è necessaria. Da qualche parte i soldi per gli investimenti vanno presi e se si decide di non prenderli dalla bolletta saranno presi in qualche altro modo. Personalmente credo sia assurdo far ricadere un’altra volta sulle tasche di tutti gli Italiani una spesa pubblica del genere quando sarebbe molto più giusto, e in un certo senso anche redistributivo, far pagare questi costi in bolletta in modo che chi consuma di più contribuisce di più a tali spese. E’ vero anche che un referendum è stato votato e il rispetto della volontà popolare è sacro. In questa situazione dovrebbe però intervenire il parlamento, come rappresentante dell’interesse generale, ed impedire un nuovo aumento delle tasse e cercare di trovare una soluzione con i referendari. In fin dei conti molti referendum non sono ancora stati attuati, come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, e non vedo il motivo per cui si debba attuare proprio questo. Saremmo proprio un popolo buffo se si attuasse un referendum che aumenta le tasse invece di uno che potrebbe farle diminuire.

 

Infine vorrei dire due parole riguardo questa fantomatica ri-publicizzazione dell’acqua che è tanto a cuore dei referendari. L’acqua nel nostro territorio è gestita da Acque Spa, una società per azioni controllata per il 55% dai Comuni attraverso Cerbaie Spa, Publiservizi Spa, Gea Spa, Aquapur Spa, Coad, mentre Chiesina Uzzanese e Crespina partecipano direttamente. Questo basterebbe per dire che Acque SPpa è una società controllata dal potere pubblico poiché più di metà delle azioni è posseduta direttamente o indirettamente dai Comuni.

Passiamo al restante 45% che dovrebbe essere il socio privato e cioè Abab Spa. Tale società ha un gruppo di azionisti come è giusto che abbia. Fra loro anche una controllata del gruppo Caltagirone, il Monte dei Paschi di Siena ed altri soci minori. Il socio di maggioranza di Abab Spa con il 69%, che quindi indirettamente controlla anche il 45% di Acque Spa, è tale Acea Spa, cioè la società controllata a maggioranza dal Comune di Roma. 

 

Tutto questo discorso complicato per dire che il socio privato all’interno di Acque Spa è sostanzialmente in minoranza poiché il controllo dell’azienda è in mano pubblica, o forse sarebbe meglio dire politica. Quindi perché battersi tanto per la ri-pubblicizzazione dell’acqua quando il 55% di Acque Spa è in mano ai Comuni del nostro bacino mentre il restante 45% è fondamentalmente in mano al Comune di Roma? Non sarebbe più interessante chiedere come mai in questo gioco di scatole cinesi è finita una controllata del Comune di Roma a gestire la nostra acqua? La risposta non è tanto difficile se osservate il colore delle giunte agli inizi degli anni 2000″.

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2 parole veloci su queste elezioni.

2 parole veloci su queste elezioni.

-Chi non capisce il motivo per cui la coalizione di Berlusconi ha preso quasi 10 milioni di voti non riesce a capire che per tante persone le altre scelte, Bersani-Monti-Grillo, erano peggio

– In 20 anni di seconda repubblica la sinistra ha vinto nettamente solo nel 1996

– Berlusconi è riuscito a rendere il Senato ingovernabile

– Bersani si è bruciato tutto il vantaggio che aveva

– SEL ha preso poco più del doppio di quelli che avevano votato Vendola al primo turno di primarie

– La Lega è riuscita governare tutto il nord, facendo a livello nazionale un risultato basso ma rimanendo comunque in Parlamento

– Qualche sondaggista potrebbe cambiare lavoro

– Monti ha fatto una figuretta, Casini pure mentre su Fini lascio a voi il commento

– La destra di Storace è praticamente sparita mentre Fratelli d’Italia è riuscita a entrare con 9 parlamentari

– Grillo è il primo partito, la gente è incazzata solo nelle urne

– Igroia e Giannino non pervenuti, soltanto che uno c’ha il posto fisso e l’altro ha perso anche la reputazione

– il 50% dei votanti non ne vuole sapere dei vecchi partiti, il 25% ha scelto Grillo e un altro 25% è stato a casa

– ah si, se c’era Renzi..

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Dall’egemonia della sinistra al centro-destra. L’andamento elettorale a #ChiesinaUzzanese dal 1963 al 2010.

Dall’egemonia della sinistra al centro-destra. L’andamento elettorale a #ChiesinaUzzanese dal 1963 al 2010.

Come qualcuno di voi saprà Lunedi 25 Febbraio discuterò la tesi per la laurea triennale di Scienze Politiche in Sistema Politico Italianocon il Professore Alessandro Chiaramonte. L’argomento trattato è l’andamento elettorale di Chiesina Uzzanese dalla nascita del Comune ad oggi e quindi per chi fosse interessato la metto a disposizione qui per una lettura.

 

Dall’egemonia della sinistra al centro-destra. L’andamento elettorale a Chiesina Uzzanese dal 1963 al 2010.

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Celli e Vignali criticano le candidature del PDL.

Celli e Vignali criticano le candidature del PDL.

Dopo alcune dichiarazioni di dirigenti ed eletti locali riguardo alle candidature in parlamento per il Pdl, anche Lorenzo Vignali, consigliere comunale di Chiesina Uzzanese, e Luca Celli, dirigente locale del Pdl, intervengono sulla questione.

“Come tanti militanti e simpatizzanti siamo rimasti assai perplessi riguardo a questa lista dalla quale dovrebbero essere scelti i rappresentanti del nostro territorio che concorreranno ad entrare in Parlamento. Avremmo preferito infatti che il partito si concentrasse, in modo unitario, su 2-3 nomi realmente rappresentativi del territorio e della nostra gente invece di disperdere l’attenzione su una lista composta da tante personalità. Così facendo la Valdinievole e Pistoia, con le loro problematiche, rischiano ancora di non esser rappresentate.

Fin da quando decidemmo di entrare in contrasto con una certa idea di partito nel congresso provinciale di un anno fa ci siamo battuti per un’idea nuova di partito improntato su merito e rappresentatività locale continuando la nostra battaglia in tutte le sedi idonee alla discussione e per mezzo stampa con Alessandro Capecchi e Samuele Campioni che si sono spesi affinchè non si perdesse l’innovazione che avevamo cercato di portare nel Pdl locale. I nostri competitori vincenti al congresso avevano promesso un rimodernamento sia nei metodi che nei volti, ma hanno ben pensato di inserire i loro nomi fra i papabili della lista elettorale per le politiche 2013, distruggendo così le poche speranze di rinnovamento rimaste e rinnegando gli auspici di slancio ai giovani decantate in fase precongressuale.

Non sarà sfuggito alla memoria di molti infatti che l’attuale classe dirigente si era proposta come traghettatrice del partito verso il ricambio generazionale, promettendo peraltro di occupare una sola poltrona per volta. Ci chiediamo dunque con il nome del coordinatore provinciale e del suo vicario, dove stia il rinnovamento.

Non ci vergogniamo a dire che sarebbe da prendere ad esempio il Partito Democratico che ha svolto le primarie sia per il capo della coalizione che per i parlamentari scegliendo fra l’altro in provincia di Pistoia due amministratori locali under 40 con buone possibilità di essere eletti. Il modo di formare le liste da parte del Pdl al contrario ci allontana dai cittadini e dal territorio e tutto è provato dal gradimento del nostro partito che nei sondaggi ha dimezzato i voti di 5 anni fa.

Speravamo fossero scelti volti nuovi, sostenuti da tutta la base del partito e che potessero rappresentare gli interessi della Valdinievole e di Pistoia a testa alta, ma così non è stato. Probabilmente i nostri dirigenti non hanno intenzione di ascoltare una parte del partito, con tutto ciò che ne deriverà in termini di consensi e di scelte successive”.

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