Non vi sorprendete, c’è anche chi vuole aumentare le tasse.

Dopo una mozione riguardante la ripubblicizzazione dell’acqua presentata in Consiglio Comunale a Chiesina Uzzanese dal centro-sinistra ho deciso di inviare un comunicato stampa con le tesi che avevo sostenuto rispondendo a tale ordine del giorno.

Dopo tale comunicato il “Forum acqua bene comune” ha replicato a ciò che avevo detto e scritto facendo un bel giro di discorsi, qua li potete leggere tutti, sostenendo che la gestione pubblica riuscirebbe a gestire l’acqua meglio dei privati facendo investimenti che ricadrebbero sulla fiscalità generale. Quindi il loro disegno è passare da una finta gestione privata a una reale pubblica e finanziare gli investimenti con nuove tasse e non con un rincaro della bolletta. Una scelta folle, soprattutto in recessione. Ma si sa, c’è anche chi ci gode a pagare le tasse.

Qua sotto il comunicato che ho inviato ai giornali:

Lo scorso 8 luglio da parte del centro-sinistra è stata presentata in consiglio comunale una mozione riguardante la remunerazione del capitale investito nelle bollette dell’acqua e la fantomatica ri-pubblicizzazione del servizio di gestione idrico. A seguito di ciò e del dibattito che ho seguito sui giornali volevo esternare anche la mia opinione riguardo a questa vicenda riportando le tesi che ho sostenuto in consiglio comunale.L’acqua è di tutti, cioè un bene pubblico. Dio, per chi ci crede, ce l’ha donata ma purtroppo non ci ha costruito anche le fogne, i rubinetti, i depuratori, ecc.

Abbiamo bisogno di un ente che la gestisca, di un’azienda che provveda a non farla mancare a nessuno, che la tenga pulita e che ottimizzi le risorse. Alcuni credono che sia giusto farla gestire direttamente allo Stato, come i militanti del forum, mentre molti altri pensano che non sia importante a chi è affidata la gestione basta che il servizio funzioni.

Dal referendum del giugno 2011 il Forum “Acqua Bene Comune” si sta battendo contro la remunerazione del capitale investito, un surplus in bolletta, e per la ri-pubblicizzazione del servizio di gestione idrico. 

Parto dal primo punto.Cos’è la remunerazione del capitale investito? In parole povere chi gestisce l’acqua inserisce nel costo della bolletta un surplus per coprire le spese degli interessi passivi pagati sul debito per far fronte alla costruzione di nuove infrastrutture. L’azienda che ci porta l’acqua in casa deve anche pensare alla costruzione di nuove reti ed impianti e alla loro manutenzione. Per fare ciò si ricorre a dei finanziatori esterni che prestano il capitale da investire in infrastrutture. La remunerazione del capitale investito copre gli interessi passivi che sono dovuti all’ente che presta il denaro. Inoltre va sottolineato che quanti e quali investimenti fare non è una decisione che spetta al gestore ma è di competenza dell’Aato, Agenzie di Ambito territoriale ottimale, di cui ne fanno parte tutti i sindaci del bacino territoriale di riferimento. Quindi fino a prova contraria è sempre il potere democratico che controlla tali scelte.

Il 2° quesito del referendum del 2011 ha cancellato la remunerazione del capitale investito dalle bollette,cosa succederebbe se chi gestisce l’acqua attuasse veramente il referendum? Senza tale surplus gli investimenti non sarebbero più effettuati senza differenze fra gestione privata e pubblica. Nella nostra situazione attuale dovrebbero essere i Comuni, principali azionisti di Acque SPA, a doversi occuparedegli investimenti nelle infrastrutture. Come tutti sapete i bilanci comunali non godono tutti di buona salute ed anche il patto di stabilità non aiuta affatto gli investimenti. Ci troveremmo in una situazione in cui non sarebbe possibile creare nuove infrastrutture e mantenere in buono stato le esistenti con ripercussioni drammatiche nel corso del tempo. 

L’unica soluzione che mi viene in mente è quella di aumentare le tasse per far fronte a questi investimenti necessari, perché l’acqua è necessaria. Da qualche parte i soldi per gli investimenti vanno presi e se si decide di non prenderli dalla bolletta saranno presi in qualche altro modo. Personalmente credo sia assurdo far ricadere un’altra volta sulle tasche di tutti gli Italiani una spesa pubblica del genere quando sarebbe molto più giusto, e in un certo senso anche redistributivo, far pagare questi costi in bolletta in modo che chi consuma di più contribuisce di più a tali spese. E’ vero anche che un referendum è stato votato e il rispetto della volontà popolare è sacro. In questa situazione dovrebbe però intervenire il parlamento, come rappresentante dell’interesse generale, ed impedire un nuovo aumento delle tasse e cercare di trovare una soluzione con i referendari. In fin dei conti molti referendum non sono ancora stati attuati, come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, e non vedo il motivo per cui si debba attuare proprio questo. Saremmo proprio un popolo buffo se si attuasse un referendum che aumenta le tasse invece di uno che potrebbe farle diminuire.

 

Infine vorrei dire due parole riguardo questa fantomatica ri-publicizzazione dell’acqua che è tanto a cuore dei referendari. L’acqua nel nostro territorio è gestita da Acque Spa, una società per azioni controllata per il 55% dai Comuni attraverso Cerbaie Spa, Publiservizi Spa, Gea Spa, Aquapur Spa, Coad, mentre Chiesina Uzzanese e Crespina partecipano direttamente. Questo basterebbe per dire che Acque SPpa è una società controllata dal potere pubblico poiché più di metà delle azioni è posseduta direttamente o indirettamente dai Comuni.

Passiamo al restante 45% che dovrebbe essere il socio privato e cioè Abab Spa. Tale società ha un gruppo di azionisti come è giusto che abbia. Fra loro anche una controllata del gruppo Caltagirone, il Monte dei Paschi di Siena ed altri soci minori. Il socio di maggioranza di Abab Spa con il 69%, che quindi indirettamente controlla anche il 45% di Acque Spa, è tale Acea Spa, cioè la società controllata a maggioranza dal Comune di Roma. 

 

Tutto questo discorso complicato per dire che il socio privato all’interno di Acque Spa è sostanzialmente in minoranza poiché il controllo dell’azienda è in mano pubblica, o forse sarebbe meglio dire politica. Quindi perché battersi tanto per la ri-pubblicizzazione dell’acqua quando il 55% di Acque Spa è in mano ai Comuni del nostro bacino mentre il restante 45% è fondamentalmente in mano al Comune di Roma? Non sarebbe più interessante chiedere come mai in questo gioco di scatole cinesi è finita una controllata del Comune di Roma a gestire la nostra acqua? La risposta non è tanto difficile se osservate il colore delle giunte agli inizi degli anni 2000″.