C’è chi muore per la patria. Ricordiamoli per sempre.

Il 2010 non poteva finire in peggior maniera. Un’altro dei nostri ragazzi presenti in Afghanistan per difendere la pace è stato ucciso da un colpo di un cecchino.

Matteo Miotto, 24 anni, originario di Thiene, Vicenza, era un Alpino in forza al 7° reggimento di Belluno stanziato del distretto del Gulistan.Matteo sapeva benissimo quali pericoli correva facendo il militare e cosa voleva dire trovarsi in Afghanistan in missione.

Lo sapeva talmente bene che quando tornava a casa si confrontava con i ragazzi del luogo, raccontandogli com’era la vita del militare. Raccontava che lui difendeva la Patria, che erano i valori che provava per la sua terra e la sua bandiera che lo spingevano a vivere. Credeva così tanto nella sua missione che non si accontentava di come sono trattati i Militari italiani ma auspicava che tutta l’ammirazione che viene mostrata nei confronti delle forze armate quando muore qualcuno fosse sempre presente. Consigliava ai ragazzi di intraprendere la vita militare. Matteo ci credeva.Non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo che muore per la Patria, ma in questi giorni in cui un terrorista assassino si trova in Brasile senza pagare in Italia per quello che ha commesso il senso di rabbia è sempre più forte.

Da una parte c’è un ragazzo che ha donato la sua vita per un ideale mentre dall’altra c’è un assassino che rinnega e denigra l’Italia.In alto i Cuori per Matteo. Un ragazzo che credeva nella sua terra, nella sua patria, nella propria missione. Un esempio per tutti i giovani di oggi.

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