FIRMARE UNA CAMBIALE IN BASE AD UN CURRICULUM?

Nutro un profondo rispetto per la storia e l’esperienza del Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. Un uomo di massima esperienza nelle burocrazie italiana ed europea. Una personalità, rispettata in tutto il mondo ma soprattutto in Europa, che, nel “gioco” della democrazia parlamentare, è stata chiamata dal Presidente della Repubblica sia per risolvere una crisi di governo innescata su un tema non correlato alla pandemia sia per dare un cambio di passo alla gestione del Paese. Un discorso forte quello in cui Mattarella fa per la prima volta il nome di Draghi, che ha evidenziato l’incapacità della politica di trovare un compromesso e della maggioranza parlamentare di centro sinistra di superare le frizioni interne.

A mio avviso, il fatto che MD abbia un alto profilo e un rispettabilissimo CV non è una condizione che obbliga ad essere entusiasta del suo incarico. Per una serie di motivi. 

Il primo è la totale ignoranza di quello che il suo governo vorrà fare per l’Italia: personalmente il fatto che sia competente non mi basta (Monti docet). Il secondo motivo è lo spettro di colori politici che in Parlamento appoggeranno questo governo: quasi tutto l’arco costituzionale lotterà nelle camere, ma soprattutto nelle commissioni, per cercare di l’attività di governo. Non vedo come si potrà trovare una quadra fra posizioni così diverse (talvolta opposte). Il terzo motivo, molto personale e che non troverà in accordo molti di coloro che leggono, sono il passato e le idee di Draghi. L’ex Presidente della BCE è un uomo della Prima Repubblica, un burocrate, keynesiano e socialista: a mio parere, non esattamente quello che serve all’Italia, bensì un rappresentante proprio di quelle idee economiche che hanno portato il nostro Paese nel pantano in cui si trova. Un Paese fortemente statalizzato, con una giustizia che non funziona, un’economia ferma, una tassazione oppressiva e tantissimi altri problemi che già conoscete. Problemi che, come si è visto, si sono acutizzati nell’ultimo anno a causa della pandemia.

Per farla breve, l’Italia ha due grandi problemi da risolvere: l’enorme debito pubblico e una pubblica amministrazione, uno Stato-apparato, che non funzionano. Draghi è un boiardo di stato, espressione e parte di quelle istituzioni, ed è favorevole al debito pubblico. Ma spero di sbagliarmi.

“L’importante è che faccia il piano vaccinale e spenda bene i fondi dell’Europa.” Sulla prima sono pressoché tutti d’accordo, visto che non mi pare sia stato fatto molto fino ad ora, mentre sulla seconda ci sarebbe da puntualizzare alcune cose. Cosa vuol dire spendere “bene” i fondi dell’Europa? Per spendere i famosi 200 miliardi, della quale la grande maggioranza finirà per aumentare il nostro debito pubblico (ma c’è il debito buono, sic!) già aumentato notevolmente nell’ultimo anno, occorre fare delle scelte. Fare delle scelte con i soldi pubblici significa far politica.

Quali saranno le scelte che farà, come dicevo prima, lo scopriremo a breve. Ma ora, come è possibile esprimere un giudizio su quello che sarà il suo operato?

Nonostante tutto spero vivamente che il nuovo Presidente del Consiglio possa aiutare l’Italia. Non per il breve ma per il lungo periodo.

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